CHIUSO PER TERREMOTO del 30 Ottobre 2016
La vita della chiesa di San Catervo presenta tre fasi salienti. La prima, iniziatasi in data anteriore al Mille, giunse fino al 1256, quando i monaci benedettini di San Catervo chiedono al Papa Alessandro IV l’autorizzazione per poter restaurare la chiesa. La seconda fase inizia dopo il 1256. La nuova chiesa sorgeva con asse orientato sulla direzione est-ovest, con tre navate in stile romanico ogivale e con pilastri cruciformi e presbiterio nell’area dell’attuale facciata, in fondo si concludeva con il “Panteum cum Tricoro”. Questa costruzione, di cui resta una parte nella Cappella di San Catervo, detta allora cappella della SS. Trinità, rimase in piedi fino al 1820, quando si volle dare un nuovo assetto all’ormai vecchio edificio. L’incarico fu dato in un primo tempo al pittore Tolentinate Giuseppe Lucatelli ed in un secondo momento, all’architetto maceratese conte Filippo Spada. Questi dell’assetto architettonico di tipo neoclassico, cambiò l’orientamento della chiesa, ponendo l’ingresso dove era il presbiterio della chiesa monastica del 1256, del quale rimane il grandioso portale ubicato sul lato sinistro della Chiesa. L’edificio a tre navate fu realizzato a croce latina con transetto terminante con due cappelle radiali. All’interno della chiesa notevoli opere d’arte tra cui una Pietà in pietra di provenienza nordica.
Il sarcofago – In fondo alla navata sinistra si apre la Cappella di San Catervo che racchiude il suo grandioso Sarcofago, uno dei più importanti delle Marche. Ricavato da un unico blocco di marmo, rientra nella categoria dei sarcofagi detti “a porte di città”. La fronte è divisa in cinque scomparti, di cui tre figurati e due con decorazioni a scanalature ondulate; nel tergo sono raffigurati i busti di Catervo e della moglie Settimia Severina. Da un’iscrizione posta sul sarcofago si viene a conoscenza che Flavio Giulio Catervio era di nobile famiglia senatoria, che era stato prefetto del pretorio, che morì all’età di 56 anni e che tale monumento fu fatto costruire dalla moglie per ambedue. La tradizione vuole che Catervo portò per primo in Tolentino i principi della fede in Cristo. Il sarcofago fu aperto, per la prima volta nel 1455 e ne fu estratto il capo di San Catervo che fu posto in un reliquiario per la venerazione dei fedeli. Oltre alle spoglie del Santo conserva i corpi della moglie Settimia Severina e del figlio Basso. Molto importanti le sculture che adornano, su tutti i lati il sarcofago, tra cui i busti dei coniugi defunti e la figura del buon pastore.
Gli affreschi – La Cappella dove è custodito il Sarcofago di San Catervo è uno dei pochi residui dell’antico complesso monastico benedettino e conserva tuttora, sulla volta e sulle pareti, scene affrescate attribuite a Francesco da Tolentino e realizzate alla fine del XV secolo o agli inizi di quello successivo. Questa è l’unica opera tolentinate del pittore perché le altre sue produzioni, a lui attribuite o da lui firmate, sono presenti in Campania e in Puglia. Sulle vele della volta compaiono Evangelisti e Sibille; sulla parete di fondo la Madonna in trono con il Bambino tra San Catervo e San Sebastiano; su quella di sinistra l’Adorazione dei Magi, su quella di destra la Crocifissione.